Il colore acrilico con linee verticali di Sandi Renko, all’interno delle sfaccettature tridimensionali dall’andamento concavo e convesso del canneté, riesce a creare un’instabilità percettiva, data dai mutamenti strutturali e compositivi che variano costantemente a seconda del punto di vista. Le costruzioni spaziali volumetriche di Renko attraversano come onde l’intera superficie dell’opera, assumendo sempre nuove configurazioni geometriche. Esse sono modulate e delimitate nello spazio da una molteplicità di variabili luministiche, alle quali viene affidata la loro subitanea apparizione all’interno di uno spazio scandito dall’incessante evolversi del rovesciamento in profondità della forma primaria del cubo di Necker. Nato a Trieste nel 1949, Sandi Renko porta avanti da anni la sua produzione che spazia dall’arte al design, anche industriale, con uno stile che rientra nella categoria dell’optical art.
Partecipa a numerose mostre personali e collettive sia in Italia che fuori dai confini nazionali. Spesso utilizza come superficie di lavoro un semplice cartone ondulato, trattato con colori acrilici, alternando opere bidimensionali ad altre in 3D, dove vengono esplorati campi invisibili, che si manifestano e si sviluppano al di là della superficie. Un duplice colore che parte dal blu, fino a mescolarsi con le tonalità del giallo, con un effetto degradè, riempie lo spazio su cui l’artista ha espresso le geometrie pulite che lo contraddistinguono. Traspare una trama ondulata che prosegue con regolarità, dando un senso ritmico all’intera composizione. Il risultato che ottiene sveglia la curiosità dello spettatore, sviluppando una sinergia tra opera e sguardo, in un’interazione che porta a un dialogo introspettivo.