Alberto Biasi nasce nel 1937 a Padova, dove tutt'ora ha la propria sede operativa ed uno studio arioso, carico di memoria e di nuovi progetti. Dopo aver frequentato gli studi classici a Padova, dal 1957 al 1962 segue le lezioni all’Istituto di Architettura ed al Corso Superiore di disegno industriale a Venezia, dove vince una borsa di studio. Nel comune contesto che, da Milano a Padova, dalla Francia alla Spagna, dagli URSS agli USA, vide la nascita dei collettivi o meglio gruppi di ricerca artistica, alla fine degli anni Cinquanta, Biasi fu certamente tra gli artisti che svolsero attività maggiormente continuativa, critica e attiva, prima con il gruppo Ennea, poi con il Gruppo N, poi con il successivo Enne 65, a Padova, fino al 1967. Se per la cronistoria di queste vicende si rimanda alla scheda specifica in catalogo, qui è necessario rammentare che nel contesto del Gruppo N, formato da Alberto Biasi con Manfredo Massironi, Toni Costa, Edoardo Landi, Ennio Chiggio, l’artista avrebbe realizzato le opere monocromatiche nere e grigie, le mostre “chiuse” e del pane, le Trame, i Rilievi ottico-dinamici, ottenuti per sovrapposizione di strutture lamellari, le forme dinamiche ottenute per torsioni, le foto riflessioni in movimento reale e gli ambienti a percezione instabile. Fra i protagonisti dell’arte programmata, a partire dal 1962, Biasi ha partecipato alle principali mostre dell’ultima avanguardia, come ebbe a definirla Lea Vergine, a quelle di arte cinetica, di op art ed alle prime esposizioni dedicate alla progettazione di environments artificiali, sperimentando fino al decennio successivo immagini, ambienti e opere cinetiche, in movimento virtuale e reale.
In questi anni è inoltre attivo nel movimento Nove Tendencije (Nouvelle Tendance – Nuove Tendenze) che tra Zagabria, Parigi e Venezia unì artisti di provenienza internazionale, con convegni, conferenze e con una serie di esposizioni itineranti in Europa, destinate ad arrivare anche in Italia. Dopo lo scioglimento dei gruppi, si riscopriva “solista” e iniziava così una nuova, fertile fase di attività creativa ed espositiva, avviando una serie di importanti ricerche sulla spazialità cangiante e sui movimenti armonici, destinate a sfociare nel ciclo di opere da lui stesso definite Politipi. Successive sono le opere in cui ad elementi lamellari sono abbinate torsioni e parti in movimento reale; le opere in rilievo, sempre basate su strutture lamellari ed abbinate ad elementi geometrici sia a colori vivaci, sia nel rigore del bianco e del nero, di forte suggestione formale e cromatica e fortemente evocative. Se le esposizioni alle quali ha partecipato con il Gruppo N sono state oltre una dozzina, nell’arco di tempo ridotto tra il 1961 e il 1967, negli anni a venire Biasi allestisce oltre cento mostre personali: negli anni Settanta la sua ricerca viaggia tra New York, presso la Tizian Gallery, e Zagabria, negli spazi della galleria che aveva già ospitato il movimento Nuove Tendenze, Suvremene Umjetnosti; sono poi da nominare le storiche gallerie La Chiocciola di Padova, Numero e Il Cavallino a Venezia, Vinciana di Milano, oltre agli spazi pubblici del Museum Sztuki a Lodz, del Padiglione Arte Contemporanea a Ferrara, che ospita una sua importante Antologica; negli anni Ottanta sono da ricordare, fra le tante, la mostra presso la Fondazione Bevilacqua La Masa a Venezia, intitolata Camminare senza seguire orme; la Basilica Palladiana di Vicenza, dove l’opera di Biasi dialoga Nel luogo del Palladio, il Museo Dipartimentale dei Vosgi, a Epinal, con la mostra Convergences Cinétiques. Mentre gli anni Ottanta si chiudono con la grande Antologica al Museo degli Eremitani a Padova, fra le mostre personali degli ultimi dieci anni sono da ricordare le pubbliche installazioni a Padova, presso il Loggiato del Palazzo della Ragione, Soffio di colore nel 2000 e nel 2001 Trasposizione, estesa anche alla piazza delle Erbe; inoltre le mostre personali negli spazi pubblici dei Musei di San Salvatore in Lauro a Roma, del Palazzo Ducale di Urbino, della Casa del Mantegna di Mantova, dell’Istituto Italiano di Cultura a Berlino e del Parlamento Europeo di Bruxelles, fino alla grande esposizione del 2009, al Palazzo Reale di Genova, curata da Giovanni Granzotto e intitolata Alberto Biasi. Kaleidoscope: dalle trame agli assemblaggi. Quasi cinquecento le collettive, fra le quali sono da sottolineare quella padovana, al Circolo del Pozzetto, nel 1960, non a caso intitolata Nuova Concezione Artistica, che vedeva riuniti Biasi, Castellani, Mack, Manzoni, Massironi, le Biennali di Venezia, a partire dalla dibattuta edizione del 1964, con il premio conferito al statunitense Rauschenberg per la pittura, nella quale si profila il primo confronto netto tra ricerche programmate e cinetiche e ricerche pop. Qui, il Gruppo N si presentava con una sala completamente buia, dove opere cine-visuali luminose si accompagnavano alla musica elettronica del Gruppo NPS. Oltre alla XXXII e alla XLII Biennale veneziana, sono da ricordare la XI Biennale di San Paolo, la X, XI, XIV Quadriennale di Roma, le più importanti Biennali della Grafica, nelle quali Biasi ottiene frequentemente premi e riconoscimenti prestigiosi. Nella Quadriennale romana del 2009, inoltre, a Villa Carpegna, sono stati presentati il volume e la mostra Il Gruppo N. Oltre la pittura, oltre la scultura, l’arte programmata. Nel 1988 la grande antologica dedicatagli dalla città natale, al Museo degli Eremitani di Padova, avrebbe vantato oltre all’affluenza record di 42000 visitatori, un comitato scientifico di curatori e storici d’eccezione, formato, solo per citare alcuni nomi, da Giulio Carlo Argan, Davide Banzato, Giuseppina Dal Canton, Peter Eberle, Filiberto Menna, Lionello Puppi e Giorgio Segato e destinata ad analizzare approfonditamente la sua intera produzione, attraverso un’accurata selezione di opere. Sono poi da citare, fra le mostre degli ultimi dieci anni, la mostra a Palazzo delle Papesse, Siena, dedicata a Biasi nei suoi rapporti con il Gruppo Zero – Zero 1958-1968 tra Germania e Italia, nel 2004; per il confronto tra Biasi e le ricerche internazionali sulla luce tra XX e XXI secolo, la grande esposizione KunstLicht LichtKunst allo ZKM di Karlsruhe, l’esposizione L’Oeil-moteur a Strasbburgo, presso il Musée d’Art Moderne et Contemporain, e a Rovereto, nei prestigiosi ambienti del MART, Un secolo di Arte Italiana. Lo sguardo del collezionista, opere dalla Fondazione VAF, nel solo arco del 2005; per il legame con i linguaggi cinetici internazionali, la mostra itinerante a Ulm, Mannheim, Gelsenkirchen, Kiel e Klagenfurt, fra il 2001 e il 2002, intitolata Luce, movimento & programmazione. Kinetische Kunst aus italien 1958-1968; la mostra Alberto Biasi e il cinetismo russo, tenutasi nell’estate 2006 all’Hermitage di San Pietroburgo, curata da Luciano Caramel e Giovanni Granzotto, e la recente CHIARImenti. Luce arte industria, organizzata nel 2008 dalla Galleria Colossi Arte Contemporanea negli spazi pubblici di Villa Mazzotti e dedicata al rapporto tra arte, luce artificiale e tecnologie. Mentre prosegue la sua fervida attività creativa, le opere di Biasi fanno parte delle collezioni di prestigiosi spazi pubblici e istituzionali, dal MOMA di New York alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, dei musei di Belgrado, Bratislava, Buenos Aires, Ciudad Bolivar, Epinal, San Pietroburgo, Gallarate, Guayaquil, Livorno, Lodz, Lubiana, Middletown, Praga, San Francisco, Saint Louis, Torino, Tokyo, Venezia, Waldenbuch, Wroclaw, Zagabria, oltre che di numerose collezioni italiane e straniere, a conferma dell’internazionale vivacità della sua ricerca poliedrica e peculiare.