Roberta Diazzi

Cosa avranno pensato gli uomini primitivi quando risalendo il letto di un fiume, come in un gioco che tutti abbiamo fatto da bambini, si sono ritrovati tra le mani un ciottolo contenente puntini che brillavano alla luce del sole? probabilmente li avranno raccolti per mostrarli orgogliosamente ad altri, innescando forse, la prima forma di collezionismo. La luce in ogni forma ha da sempre ammaliato il genere umano, gli artisti hanno cercato di esaltarla, catturandola per le proprie opere, come Roberta Diazzi (Modena, 1973), che utilizza miriadi di cristalli Swarovski, luminosi come una notte stellata. Ricercate tavole in lucite nera riflettente fanno da base ai suoi soggetti dove lo spettatore può specchiarsi, danno vita a nuove giocose realtà. L'unicità di queste opere passa anche attraverso la preziosità dei materiali con cui sono realizzate, avendo per soggetto ritratti e immagini del mondo animale. Così facendo, leoni, ghepardi, tigri e cavalli, grazie al luccichio delle pietre preziose, acquisiscono ancor più maestosità e bellezza, esaltando i loro manti, così ricchi di particolari, unici ed imperfetti. È grazie ai particolari che la natura offre, che emerge senza alcun dubbio la grandissima manualità dell’artista che si è cimentata anche nella realizzazione di ritratti commissionati da alcuni personaggi famosi: tra i tanti la principessa Carolina di Monaco, la First Lady cinese Peng Liyuang ed in Italia ad esempio la famiglia Ferrari e il tenore Luciano Pavarotti.

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Le radici strettamente legate alla Pop Art si possono ritrovare nell’utilizzo di colori sgargianti e ben definiti, con tratti e contorni netti, come ad esempio nei lavori iniziali realizzati con materiali poveri, come il gesso e le resine.
Il luccichio dei cristalli Swarovski ha sempre attratto l’artista fin da ragazzina, accendendo inizialmente la sua curiosità e poi in seguito entrando prepotentemente a far parte della sua poetica.
Colpita dall’utilizzo dei cristalli per la realizzazione di capi d’alta moda, intravede la possibilità di utilizzarli per realizzare le proprie opere e in breve tempo riesce ad ottenere, grazie alle qualità delle sue realizzazioni, legami diretti con la fabbrica austriaca che diventerà fornitore ufficiale dei preziosi cristalli.
Grazie all'angolazione della luce, i soggetti, circondati dal buio, prendono vita e si accendono come stelle: ogni bagliore diventa parte di un disegno, già costruito nella mente dell’artista, che lavora dividendo le zone di luce e di ombra. L’effetto finale potremmo definirlo un vero e proprio dipinto di cristalli, come la stessa Diazzi ama definire le sue opere, dove nel fondale riflettente lo spettatore diviene, quasi per magia, parte integrante.
Usando l’immediatezza comunicativa della Pop Art, l’artista è riuscita ad elaborare un dualismo artistico, che si snoda tra l’utilizzo di materiali pregiati e appariscenti, elaborando un concetto di ritrattistica in chiave post- moderna, in cui si svela la profondità segnico-emotiva delle figure rappresentate, tutto ciò mantenendo un carattere esclusivo dell’opera, non più semplicemente in chiave decorativa, ma percepibile concretamente da chi la guarda.

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