Dario Brevi

La ricerca artistica di Dario Brevi (Limbiate, MB, 1955) comincia negli anni Ottanta, e mentre lui elabora il suo linguaggio neopopular preparando le prime mostre, la città di Milano si trasforma nella capitale della moda, della tivù commerciale e del divertimento notturno. Brevi registra tutto ciò nelle sue opere e traduce quelle immagini di vita vissuta in immagini d’arte. Le sue pittosculture da parete, realizzate in legno truciolare modellato e colorato con toni pieni e accesi, riproducono la voglia d’evasione tipica di quegli anni, il trionfo di un mondo fatto di simboli e mode, e non più d’idee. Nelle sue prime esposizioni presenta navi, aerei e arcobaleni, le cui sagome riprendono le silhouette tipiche e standardizzate della segnaletica che sembrano puntare o perdersi verso orizzonti invisibili e lontani, come in un desiderio collettivizzato dettato dalla pubblicità. Con il suo sguardo ironico, gli oggetti noiosi, usuali o spiacevoli della quotidianità esplodono in mille gradazioni e sfumature, acquistando dimensione epica e significante, come si conviene nella tradizione pop e in un consumismo visto quale unica fonte di godimento.

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Prende parte al movimento artistico “Nuovo Futurismo” caratterizzato per un ritorno deciso al “fare arte”, cioè, in contrasto con le premesse dell’arte concettuale, a una idea dell’arte che punti alla realizzazione di “oggetti artistici” utilizzando particolarmente materiali di derivazione industriale. La capacità espressiva e la sua originalità di linguaggio gli permettono di realizzare numerosi ritratti. Nel corso degli anni nascono collaborazioni diverse con esponenti del mondo culturale sia artistico che musicale: non è infatti raro assistere a performance musicali durante le inaugurazioni delle sue mostre personali. Ha tenuto mostre personali e collettive in Italia ed all’estero in gallerie private, spazi pubblici e musei.