La città di Roma, dove Rotella si trasferisce all’inizio degli anni Quaranta, ha costituito uno snodo cruciale per la sua attività: l’ambiente culturale della capitale, animato dalle iniziative della Galleria Nazionale diretta da Palma Bucarelli in collaborazione con Giulio Carlo Argan, ha agito da propulsore per la nuova produzione artistica italiana negli anni della Dolce Vita. In particolare, grazie alla politica di acquisizione e di promozione di opere d’arte contemporanea sostenuta con vigore da Bucarelli, la collezione del Museo si è arricchita di suoi lavori seminali, confermando la centralità della figura di Rotella nell’ambito della produzione artistica del Novecento italiano. La selezione delle opere in mostra dedica particolare attenzione a ogni tecnica concepita da Mimmo Rotella: dai primi esempi di pittura figurativa e astratta – quando, giovane, si confronta con l’avanguardia romana – si giunge ai primi décollages degli anni Cinquanta e Sessanta, nati dalla lacerazione dei manifesti prelevati dalla strada, rielaborati prima seguendo uno spirito neo- dadaista poi sempre più vicino all’emergente fenomeno pop inglese e statunitense. Se nei décollages Rotella si avvale del fronte dei manifesti, nei retro d’affiches, realizzati negli stessi anni, è il retro del poster a creare un universo visivo più astratto e materico. Parallelamente alla produzione di queste due tipologie di lavori si affiancano gli assemblages e i ready-made dove l’aspetto dadaista e duchampiano torna ad affiorare.Seguono le tecniche fotomeccaniche, i riporti fotografici e gli artypos, che l’artista – inserendosi nell’ambito di ricerca internazionale della Mec-Art – sperimenta a partire dal 1963 e per tutti gli anni Sessanta e Settanta. Se nei riporti fotografici Rotella proietta su una tela trattata con un’emulsione fotografica delle immagini provenienti sia da sue opere sia da riviste, negli artypos si appropria delle prove di stampa scartate dalle tipografie: in entrambi i casi è la selezione a diventare centrale nel procedimento artistico. Sempre agli anni Settanta risalgono gli effaçages e i frottages: opere suggestive, spesso contraddistinte da allusioni erotiche, ottenute trasferendo su carta le immagini tratte dalle riviste grazie all’azione di solventi chimici.
Successivamente il confronto con la tendenza minimalista porta Rotella a sperimentare sul concetto della cancellazione del messaggio pubblicitario: dal 1980 si dedica alla produzione dei blanks, un ciclo di lavori monocromi che realizza in un arco temporale circoscritto prima di tornare alla riflessione sul nuovo orientamento figurativo. Traendo ispirazione dal graffitismo nascono le sovrapitture, manifesti e décollages applicati su tela o su lamiera su cui Rotella appone un potente segno pittorico. Infine, il ritorno alla sua tecnica d’elezione, il décollage, che dagli anni Novanta e Duemila assume dimensioni imponenti utili a rielaborare le icone della società di massa, come avviene anche in un nucleo di lavori chiamati Nuove icone.
L’esposizione si arricchisce di una selezione di Poemi fonetici o epistaltici che l’artista realizza a partire dal 1949 quando, sensibile al linguaggio futurista, redige il Manifesto dell’Epistaltismo, termine da lui inventato per designare una forma performativa in cui coniuga la struttura compositiva del Jazz, basata sull’improvvisazione, a suoni onomatopeici e dialettali. Documenti e testimonianze completano la selezione delle opere in mostra, fornendo così elementi aggiuntivi per una corretta ricostruzione del lungo e composito percorso creativo di Mimmo Rotella. Un ampio e dettagliato catalogo accompagnerà il progetto espositivo presentando contribuiti inediti di studiosi nazionali e internazionali sui diversi temi che emergono dall’analisi dell’attività artistica di Rotella. La pubblicazione si propone come una ricognizione scientifica e altamente specialistica che intende presentare una pluralità di voci e competenze sull’attività dell’artista e sul contesto culturale in cui ha operato da protagonista. Il ricco corredo iconografico presente all’interno del catalogo agirà come una sorta di enciclopedia ideale, un dispositivo visivo in grado di sottolineare la capacità inventiva e trasformativa dell’arte di Mimmo Rotella.
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